impuniti

cioè mi state dicendo che un dipendente pubblico, un cazzo di statale assunto, può ancora oggi, nella crisi nera in cui ci troviamo, abusare dei giorni di permesso, prendersi tutte le malattie possibili, timbrare e andare a fare canottaggio o a fare la spesa, senza essere cacciato a calci nel culo? Pardon, licenziato? Fermo restando che di onesti ce ne siano invece tanti la cosa mi pare folle.

aveva ragione Gary, gollista DOC, dagli anni settanta in poi tutti hanno cercato il teatro facendo uscire il teatro dalla propria sede e portandolo per strada, nelle vie, nelle proprie esistenze, perché Otto ore al giorno in ufficio, più due ore di traffico, non sono un argomento di vita, sono delle esequie.

son sempre stata ingenua, ho sempre pensato che gli uomini avessero bisogno di me e del mio amore, non di una qualunque con la quale scopare, è forse perciò che oggi leggendo i titoli dei quotidiani non mi capacito. trovo veramente ingiusto vivere in un paese che di meritocratico non ha nemmeno la giustizia, e nel contempo non avere neppure la possibilità di comprare del fumo nel negozio sotto casa e pagarci sopra l’IVA. che ci siano dei privilegiati?

siamo il buco di culo del mondo qui dove si viaggia sempre in ritardo nonostante i costi dei treni. mi pare una cosa fuori dal tempo che una fetta di itaGLIani, che poi sono account Facebook, anonimi urlatori di Twitter, Milf e Cougar attivissime nella ricerca di diversivi, nonché scrittori, abbiano un congruo stipendio ma possano anche fottersene di tutti senza essere passibili di licenziamento.

qui non dev’essere come in Germania, dove essere sorpresi sulla propria posta personale durante le ore di lavoro può costare il posto anche a un dirigente.

a Milano chiude la Libreria del Corso

quella in Corso Buenos Aires, e dispiace. tra qualche giorno avrebbe compiuto 50 anni di attività. però, i commessi delle librerie, oggi, vendessero calze per calzedonia farebbe lo stesso, non è che per loro sarebbe peggio o meglio, eh. come la tipa della Giunti che mi ha fatto aspettare ben quattro settimane dei romanzi che poi non sono arrivati. almeno non tutti. e parliamo di Einaudi, non di GiaZira Scritture.

nel frattempo sono giunta al termine di 1Q84, di Murakami, che ho finito soltanto per tigna, così ripetitivo che nemmeno la demenza senile e ben organizzato che nemmeno un viaggio villaggio turistico. se è questa la roba che vende e che leggete, io non ho capito proprio  un cazzo, mi arrendo e sono felice così. la descrizione puntuale priva di sorprese, a inizio scena, come un diuretico che abbassi la pressione, azioni continue, sempre le stesse,  e che ci conducono a eventi così prevedibili, che nemmeno il maschio italiano che va via dopo aver scopato e senza ringraziare.

poesia zero. fatti, solo fatti messi in fila come le automobili che descrive nella prima scena del primo volume, con tanto di marca e caratteristiche del modello. di Giappone c’è il tofu e qualche alga. un po’ di buddhista “causa latente ed effetto manifesto”. non ho mai letto un libro tanto affollato di plot e così poco avvincente. ma a voi piace così. voi che partecipate a Tornei letterari dove i concorrenti abbassano i voti per vincere, non credete ci sia una parola giusta per ogni frase, meglio una storia del cazzo da seguire per 300 pagine che dieci pagine di osservazioni sull’esistenza. quelle sono “spiegoni”. quella è autoreferenzialità. quello è egocentrismo.

ricordo il libraio Feltrinelli di via del Babuino. avevo vent’anni e l’espressione spaventata della provinciale nella grande città. mi prese per mano e mi fece sedere su uno sgabello, mi disse di guardarmi intorno con comodo e aspettare un po’, lui doveva andare in magazzino perché forse una copia di quel libro ce l’aveva. lamentava che certi autori non li stampavano più, e che sarebbero presto scomparsi dalle librerie. mi porse “Il sipario ducale” di Paolo Volponi come fosse una sacra reliquia. poi mi domandò come mai leggessi un autore così politico. gli risposi che le questioni del Partito Comunista m’interessavano per capirne il fallimento. poi abbassò la saracinesca e con me divise il pranzo. sul suo camice blu l’etichetta con il nome: Marcello.

la buona notizia

è il mio editore che mi chiama per dirmi che tra pochi giorni avrò le copertine di “Pioggia dorata“, e non c’è nulla di più esaltante che la scelta della copertina, nonostante  sappia che a nessun libraio fotte un cazzo delle mie copertine, di quanto siano belle o giuste o originali, né, soprattutto, a nessun libraio fotte di come scrivo, perché potrei anche essere Pessoa ma tanto non leggono e io non ho nome, né foto sui giornali di gossip, né duecentomila follower su twitter, né uno stupro collettivo di cui sia stata vittima e che possa incuriosire la massa di lettori voyer, guardoni, impiccioni, che vogliono masturbarsi su storie vere o storie idiote, perché si sentano fortunati per ciò che hanno, o meno idioti di ciò che sono.

l’altra buona notizia è che l’altro editore mi chiama che ho appena finito la mia ora di meditazione, esattamente al tocco finale di campana, e mi dice che il mio testo è passato in bozza definitiva senza correzioni e che quindi a novembre avrò due uscite editoriali. ed io godo come poco prima del ciclo mestruale, quando gli ormoni sono bollenti, e mi masturbo di nascosto nel bagno come la moglie di Freud (perché di troppa gioia ci si vergogna sempre), perché avere in giro due cose scritte da me mi ripaga di tutto, anche di aver fatto l’errore di partecipare al blog di  #ioscrittore dove un pugno di imbecilli discute su plot e sintassi, di essere finita sul lastrico, di essere stronza come sono, e di essere in procinto di sposare l’uomo che amo e che non è un editorialista di fama nazionale né uno scrittore.

perché alla fine ciò che conta è la personalità. e come diceva Eduardo (perché se anche se su Twitter la spacciate per vostra parafrasandola, la frase è di DE FILIPPO: CHIUNQUE HA UN CARATTERE HA UN CATTIVO CARATTERE).

perché il carattere si forma con i calci in culo, la gavetta, i direttori di banca che vogliono i rientri di fido in 3 giorni,  i tradimenti delle amiche, le false accuse, le botte del marito, e gli editor del cazzo che non rispondono seppure rivolgi loro una domanda chiara e inequivocabile: GENT. MO Sig.eccetera, quando prenderebbe per farmi l’editor di un mio romanzo, sempre ammesso che il mio stile le piaccia?

scrittori

alcuni hanno dentro un magma incandescente, altri, troppi, un petardo che scoppiando fa soltanto rumore e un po’ di puzza.
pare che anche Castelvecchi sia in difficoltà http://www.gruppolit.com/news/una-precisazione-necessaria-del-gruppo-lit/.
casomai foste interessati alla faccenda, vi invito a leggere questo esaustivo articolo di Cristian Raimo http://www.minimaetmoralia.it/wp/lavorare-nelleditoria-ai-tempi-di-occupayisbn/.
io, invece, sono alla lettura del secondo romanzo della semifinale di #ioscrittore, e già smadonno per aver accettato di continuare il Torneo GEMS.

alcuni, dentro, hanno Miss Marple.
altri, hanno Miss Marple, più un paio di biscotti da tè e qualche tazzina.
niente da raccontare se non una storiella scritta senza errori, né una digressione, né un flash back, né una considerazione in più sul presente di merda nel quale ci dibattiamo. come non ci fossero clandestini sugli scogli di Ventimiglia e nelle stazioni, e truffe, mafie, fallimenti, omicidi, violenze sessuali.
niente.
il vuoto cosmico.
come fosse tutto tranquillo scrivono cazzate con la freschezza di ragazzi di tredici anni che non abbiano giocato mai nemmeno alla play station, dove pure, i morti, si vedono.
non hanno altro da fare se non occupare le case editrici con manoscritti imbarazzanti.
e levare tempo e opportunità a chi, almeno, cerca di offrire qualche contenuto.

l’editoria non fa diventare famosi né ricchi. è una favola inventata da Berlusconi, da Roberto Santachiara (che grazie al cielo di tanto in tanto prende abbagli), e di Saviano.
a meno di chiamarsi Gianrico Carofiglio, e di partire già con un bel mestiere e un buono stipendio, si rischia di finire come Kafka senza però essere lui.
le case editrici stanno fallendo. pare che anche le piattaforme per l’autopubblicazione abbiano difficoltà a distribuire i pochi e poveri proventi delle vendite.
il mercato è saturo…
basterebbe uscire dall’ombra del proprio ego ipertrofico, e magari rendersi conto che fuori è tutto lacrime e sangue, e che per la letteratura di evasione basta e avanza quella troppa robaccia già prodotta.

#ioscrittore

finalmente, ieri al salone del libro di Torino, sono usciti i risultati del “gran torneo dello scrittore” indetto da uno dei colossi dell’editoria.
insomma un buon espediente per trovare roba commerciale senza costi di redazione.
ah, a proposito, ISBN Editore è sull’orlo del fallimento http://iljournal.today/italia/lo-scandalo-della-isbn-edizioni-che-non-paga-nessuno-scrittori-inclusi/.
ebbene sono felice, perché come previsto non sono passata. ma per pochissimo.
così non mi toccherà l’onere di cuccarmi le opere finaliste sicura di non arrivare alla pubblicazione.
è stata una bella esperienza che non penso di doppiare.
ne scrivo poiché c’è una sorta di “nanismo intellettuale” che pare scoraggi i partecipanti a lasciare sul web traccia delle proprie opinioni.
non ne ho trovate.
o meglio ho trovato soltanto quelle degli orgogliosi vincitori.

alcuni giudizi sul mio romanzo, tra l’altro quelli scritti da penne con laurea, insomma con padronanza dell’italiano, mi hanno riempito di orgoglio, altri, un paio, erano completamente fuori strada, almeno il tizio che mi ha dato lezioni di scrittura creativa da manualetto GEMS, ma che purtroppo non si è neppure accorto che il romanzo è scritto in PRIMA PERSONA (copioincollo così per darvi idea del livello) “Mi dispiace penalizzare l’autore, però sento di dover dare un valido consiglio: “non dire” ma “far vedere”, questa è la regola per una buona scrittura creativa. La disperazione potrebbe trasparire da semplici gesti e non da centinaia di parole, per esempio: I gomiti sul bancone e la testa tra le mani a sostenere un peso che da troppo tempo Paolo sentiva di non poter più sopportare. Fissava il bicchiere davanti a lui: che fosse quella la soluzione?“.
il “fissava il bicchiere davanti A LUI“, poi, è bello assai.
Ecco, sì, complicato far comprendere il monologo interiore o il semplice uso del discorso indiretto a chi non sa neppure chi sia Arthur Shnitzler, né ha mai letto Moravia.

comunque sono felice.
ho ottenuto molti voti al di sopra dell’otto e mezzo.
questo, per esempio, mi ha dato un ottimo giudizio penalizzandomi però con un 7 e mezzo “Prosa veloce, misurata ma anche dettagliata, un’ottima padronanza della lingua e un’evidente esperienza nello scrivere (se invece è il tuo primo lavoro sei un talento, punto). L’impressione che si ricava è quella di una sorta di flash-forward, una veloce anticipazione del finale: le ultime palpitanti considerazioni e i rimpianti di una mente che di lì a qualche attimo cesserà di esistere”.
fuochino, questo è il mio secondo romanzo.
e che 15 emeriti sconosciuti, e franchi tiratori, mi abbiano premiata almeno a parole, è per me un risultato enorme.

non so se parteciperò più a questo torneo dove ti giudicano lettori abituati al Fantasy più ignorante.
le opere cui ho messo TRE son passate, quelle cui ho dato NOVE, no.
per carità, eh, magari sbaglio io (qui appena alzi la testa te piano a pizze!).
per di più, questa storia che tanto piace a Spagnol, ossia di creare una comunità di scrittori, mi fa un po’ ridere.
anzi, mi tengo proprio la pancia mentre mi rotolo sul pavimento.
chiudendoci in una stanza ci sarebbe stato almeno un po’ di sangue.
e poi, SVEGLIA!, al blog hanno partecipato soltanto il 20% dei gareggianti.
io no di certo.
sono uscita dai social, figurarsi se mi metto a cianciare di letteratura ed elencare gli autori letti con gente di cui nemmeno conosco il nome.

però è un’esperienza che consiglio a chiunque voglia “testare” la propria opera. è sicuramente un’ottima iniziativa, fatta però di algoritmi e scorrettezze ma anche di ottime persone che, come me, si sono impegnate a dare opinioni sincere e oneste. magari costruttive. nel mio caso sicuramente.
anche se si sa, gli imbecilli e i furbi che si occupano di letteratura oggi, sono in sovrannumero rispetto agli onesti.
saluti agli editor GEMS che chiaramente non si sono visti, e grazie per avermi invitata a partecipare come lettrice alla seconda fase, ma veramente no, ho un casino da fare.