il bisogno di dire

il mio ex marito mi raccontava sempre delle sue amanti. non mi diceva proprio che erano le sue amanti. mi raccontava di loro come il buon samaritano le buone azioni quotidiane. e l’esistenza del mio ex marito era un pieno di povere creature da salvare: la ragazzina licenziata in tronco al bar, la bagnina trovata esanime sul lungomare di Ostia, la venditrice di contratti telefonici sottopagata. ovviamente poi le affibbiava a me come segretarie, quando ero capo d’impresa, così da scoparsele quando voleva. per lui era importante parlarmene. dimostrarmi che il suo cazzo andava a infilarsi in luoghi tranquilli e più per obbligo morale che per necessità: se una vuole ringraziarti che fai? rifiuti?

anche un caro amico famoso jazzista anni fa sentì il bisogno di chiamare tutta Roma per raccontare di aver scovato i diari della sua donna e scoperto così che lo tradiva con un quadro RAI. in quei giorni non si riusciva a trovare la linea libera neppure per prenotare un tavolo in un Jazz Club.

così tu, amico ex libraio, che ti servisti del mio incidente al piede e dell’uscita di Io e il Minotauro per telefonarmi e per raccontarmi, invece, di questa che hai viso due volte l’anno per tre anni e che ha deciso di lasciarti via email. mi colpì, infatti, la tua insistenza nel voler sapere dell’uscita di Io e il Minotauro, la tua offerta di farmi recensire da uno “grosso grosso” di cui mi facesti il nome e io subito scordai: Elena, ti prego, fammi sapere eh, l’amico mi deve dei favori. poi iniziasti a dirmi, di nuovo, di te e di lei. chiudemmo dopo circa un’ora con la promessa di risentirci appena uscito il romanzo.

sto ancora aspettando tue notizie. o meglio notizie del mio romanzo.

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