a tavola ieri l’altro si parlava con vecchi amici attori di una collega bellissima, brava, intelligente, di successo, insomma una cretina piena di doti cornificata vita natural durante dal marito, viceversa del tutto privo di talenti.
io, lo sanno anche quinte e cantinelle, sebbene a 27 anni abbia sposato un bastardo, (il tutto si può leggere in Justine 2.0, in Conversazioni sentimentali e nel prossimo romanzo che uscirà a gennaio) io trovo da sempre odioso il senso di appartenenza e il giuramento vincolante. penso che il vecchio concetto di corna alla Vitaliano Brancati, in una società dove esse si praticano quotidianamente, e con orgoglio, per lo più attraverso app e social, sia inappropriato e ridicolo.
ma se non si educano le future generazioni all’autonomia, al rispetto di sé e quindi dell’altro, all’idea che una unione non è possesso ma collaborazione, non è appartenenza ma sostegno e che l’amore non è eterno, che non è per sempre, avremo ventenni che cantano banalità come “Io sono tua”, best seller fuorvianti che raccontano miseri sotterfugi e lacrime di umiliazione, e donne ammazzate ogni giorno.
lasciamo l’enfasi della passione a chi sa trattarla con riguardo. noi proviamo a guardarci dentro, impariamo a vederci e a distinguere l’amore dall’orgoglio. perché se amassimo sul serio, vorremmo soltanto la felicità dell’altro.
qui Pioggia Dorata
qui l’ultimo mio romanzo uscito per Castelvecchi