l’affermazione di sé

un amico molto giovane mi dice che lui non è pessimista ma preoccupato sì, rispetto ai #social e dipendenza, #social e perdita dei valori, #social e analfabetismo.
mi confessa che vede amiche trentenni esibirsi nude si Instagram e poi, dopo nemmeno un anno, con il figlio appena nato. e che lo fanno con la stessa identica naturalezza, la stessa espressione, come se la propria nudità e il proprio bebè servissero alla stessa cosa, ossia ad affermare se stesse, a creare un prolungamento del proprio ego.

vado in cerca del bollitore con “il man” e mi ritrovo in un maledetto ipermercato pieno di donne con il culo basso che si esibiscono in jeans scintillanti e maglie alla vita come se nulla fosse, come mancasse loro la capacità di distinguere l’armonia dalla sua mancanza. e anche i loro “man” sembrano felici, dei loro culi bassi e di tutto quel trucco che hanno sugli occhi e che le fa sembrare vere soubrette televisive.
siamo in un ipermercato, non al provino di XFactor.

anche il bagno è affollato di donne. anzi direi che ogni bagno del pianeta è affollato di donne, ed è perciò che io mi arrischio sempre in quello dei maschi, pazienza se poi me li ritrovo in piedi con il loro affare in mano. sempre meglio che stare in attesa, nauseata dall’odore acidulo del nostro mestruo, a parlare di quanto sia scomodo doversi tingere i capelli ogni mese o di quali assorbenti siano più convenienti.
tanto la sorellanza è questione di cui soltanto gli zoologi possono occuparsi. io ho gettato le armi da un po’.
invece mi ritrovo sola tra una folla di ragazze e signore, stanno tutte con gli occhi sul cellulare, ridono tra se stesse e il display, cui riservano ogni ben di dio di amore.

se saltassi la fila precipitandomi nel primo bagno libero nessuna se ne accorgerebbe. faccio un esperimento, al massimo mi riprenderanno, mal che vada mi diranno che sono una maleducata.
vado.
nessuna fiata.
qualcuna lo scriverà su #Twitter: tutte educate col culo delle altre.

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