la fine del mondo

se mi sospenderò dai social per alcuni mesi, come faccio almeno una volta l’anno, non sarà a causa vostra o della dipendenza da like, o per la frustrazione di veder osannati scrittori maschi e mediocri, ma per la sofferenza che mi causa non poter salvare il pianeta.

chiamiamola Sindrome del Salvatore, o dell’Altruista, cui però si aggiunge la Sindrome di Wendy, che vuole salvare ogni uomo nevrotico nei dintorni, e quella ambientalista, o di Greta, che mi fa sentire responsabile anche per l’imbecille che riempie il carrello di plastiche.

come scrisse Romain Gary (ormai dovreste esservi documentati e sapere di chi si tratta, giacché lo cito ogni 2 post), viviamo una situazione di costante emergenza che ci tiene impegnati su fronti distanti da noi stessi, le nostre reali paure e i nostri veri sogni. così, le istanze più personali e vere sono sostituite da tutto quello cui non possiamo porre rimedio: la piccola Era glaciale, i cani abbandonati, quelli che non possono assistere al funerale del padrone, quelli ammazzati per gioco, Trump, balene squartate,anziani picchiati, tartarughe soffocate con sadismo, autisti ATAC che uccidono deliberatamente e con calma da killer, padri acquisiti che picchiano a morte bambini, gattini sadicamente torturati, la soppressione dalla libertà di Stampa.

ogni volta che scorro la Time Line di FB sto male. poi cammino per strada e mi dimentico la ragione per cui sono uscita. forse anche quella per cui vivo. devo rientrare in me. smetterla di pensare a voi.

qui Pioggia Dorata
qui Conversazioni sentimentali in Metropolitana
Justine 2.0 puoi richiederlo a redazione@GiaZiraScritture.it

le persone e le ideologie

FB è una condanna per il creativo, inteso come essere umano passionale di forma e umore mutevole. rimpiango l’antica distanza che ha fatto di Victor Hugo mio padre e di Romain Gary il mio amante ideale.

il maledetto universo social richiede verità, perché, come per XFactor, il pubblico di pancia sniffa i sentimenti a istinto, la verità la legge nello sguardo dell’artista e la brandisce come un’arma. non gli interessa ascoltare cantanti che conoscano la musica, che sappiano leggerla, ma border line in grado di “raccontare la propria storia“, così come non vuole leggere scrittori che conoscano le raffinatezze della lingua italiana, ma simpatici amiconi che abbiano le stesse proprie idee, con i quali interloquire simpaticamente sui fatti del giorno, chattare, cui all’occorrenza sottoporre propri manoscritti per una valutazione gratuita.

il creativo in vetrina, anche detto “artista”, deve sempre aderire ai gusti del pubblico, condannare quando tutti condannano, gioire quando tutti gioiscono, essere gentile, gioviale, modesto (tanto il pubblico non sa distinguere modestia da umiltà), e mantenersi politicamente al centro, non essere mai troppo fascista ma nemmeno dileggiare i seguaci del Duce. insomma, lo scrittore che vuole vendere i propri romanzi e non sia direttore editoriale di nessun grande gruppo o intellettuale di punta dell’intellighenzia salottiera romana,  assomiglia più a un banditore di pentole da Fiera, a un camaleonte social, che a uno in grado di fare le mode, più che di subirle.

lo scrittore/ scrittrice deve genuflettersi al suo pubblico. non manifestare idee diverse, mai troppo femminista, sempre nel giusto, sorella della mansuetudine, nemica della passionalità, che pure serve e fa audience, ma che potrà esibire soltanto attraverso aforismi comprensibili a tutti.

dal 28 settembre, in tutte le librerie, “Conversazioni sentimentali in metropolitana” (Castelvecchi): dal moderno bovarismo alla manipolazione relazionale.

scienza e grammatica

capisco che di fronte alla scienza medica bisogna tacere, il mio medico della mutua è talmente stronzo che, quando necessario, i farmaci preferisco pagarli per intero, ma sarebbe opportuno faceste questo esercizio di umiltà anche in altre occasioni, o comunque non vi elevaste a giudici competenti, ad esempio durante le gare canore, quando pur non conoscendo la differenza tra un FA e un MI, vi mettete a fare gli esperti di musica pop, a dare giudizi su vocalità, qualità di un pianista, talento: anche la musica è scienza, a suo modo. ma nessuno rispetta la professionalità degli altri in questo caso. e i dopolavoristi si permettono di suonare gratis nei locali, al posto di giovani professionisti. perché anche il meno dotato sulla terra possa dirsi un creativo.

quindi, se io che ho un’ottima memoria mi permetto di porre qualche dubbio sulla specchiata onestà del nostro sistema sanitario, o semplicemente mi pongo dei quesiti sulla effettiva necessità di tanti vaccini, sono ignorante, arrogante e un pericolo per l’umanità intera; se esprimo perplessità sul talento di una scrittrice di libri estivi Einaudi, che scomparirà dopo sei mesi dalla pubblicazione, sono invidiosa; se correggo gli svarioni su un post pieno di stupidaggini di un anonimo tuittero sono arrogante. 

per la maggior parte, l’intellettuale è un coglione se vi sbatte in faccia la vostra ignoranza e la presunzione di scrivere romanzi orribili, mentre il medico resta un guru anche quando prescrive inutilmente antibiotici.
populismo alternato sull’importanza della laurea. ci si affida ciecamente alla scienza ma non alla grammatica, e si vede, anzi si legge. 

una cosa posso affermarla senza che mi si dia della presuntuosa: le nostre opinioni su FB, riguardo pro o contro i vaccini e politica, resteranno lettera morta sempre e comunque.

qui il mio ultimo libro

Direct Message e sconcezze

la curiosità dovete averla abbandonata nella culla! trovo incredibile che ancora tanti, che pure avete un account twitter anche se le vostre signore non lo sanno, ignoriate il significato di D.M.
sarà perciò, mi domando, che nonostante abbia scritto chiaramente “no DMrispondo solo a editorialisti e/o direttori editoriali di peso“, (quelli non di peso servono a poco nella vita di una ragazza disoccupata), copiosi arrivino DM di abboccamento da parte di impiegati del catasto (con tutto il rispetto e genuflettendomi davanti all’ufficio del catasto e ai suoi impiegati che, magari, non avendo di meglio da fare, sono affacciati in finestra e mi vedono chiedere scusa).

sebbene ci siano uomini che insistono per prenderci contro la nostra volontà, di notte per strada, mentre torniamo  dal cinema o da una festa, oppure nel cesso di una discoteca e anche se urliamo e diciamo di “no”, nonostante questo, l’abboccamento, come ai tempi di nonna, è sempre il primo passo, e le frasi sono sempre quelle: bella foto, begli occhi, scrivi cose bellissime. e vanno ignorate.

sì, non bisogna neppure leggerle, sono come i messaggi di Zuk quando ti iscrivi a Facebook: il maschio digitale le manda in automatico a “purché respiri”. e questo lo potranno testimoniare a migliaia, anche chi proprio non si aspettava certe carinerie da uno sconosciuto, perché nonostante il populista “siamo tutti uguali”, esiste ancora la più bellina della classe e quella che proprio no, e non ci si può fare nulla anche se c’è photoshop, se non rafforzare il proprio carattere e affinare doti che non pensavamo  di avere. io, per esempio, avevo un’amica che non aveva particolari doti di bellezza ma che era gentilissima, e si sa che sarà la gentilezza a salvare il mondo, e non la bellezza.

quelli che, dopo l’abboccamento in D.M. ti danno attenzione per un paio di settimane e basta, sono da scartare; quelli dall’attenzione una tantum anche: vuol dire che quando non danno attenzione a te la danno ad altre; quelli che ti stanno dietro con gentilezza e ti leggono e commentano per due anni di seguito hanno diritto a un premio; gli altri sono da mettere nel girone dei Santi digitali, e ce ne sono, e lo dico tanto per non scagliargli soltanto pietre addosso, ai maschi, che non sono tutti della stessa specie un po’ del cazzo, che t’inviano il proprio attrezzo in DM manco fossero rappresentanti di un marchio così speciale.

non credo nella vendetta né nel perdono

mi pesa scrivere questo post perché sto leggendo un meraviglioso romanzo di Gary che educa all’amore, perché ho paura di ritorsioni, un paura folle come della violenza in generale, ossia l’azione volontaria di un soggetto su un altro che lo porti ad agire in modo contrario alla propria volontà; perché temo che quel qualcuno, di cui non farò il nome per paura, vada a scovare un mio peccato capitale di gioventù, facendomela pagare poi con la pubblicazione di una mia vecchia foto e conseguente gogna pubblica, gettando così discredito su di me; o che, (dio non voglia), trovi uno dei sette refusi presenti in Pioggia Dorata e che lo mostri al mondo intero, o peggio, decida di parlar male di ciò che scrivo senza mai avermi letto e soltanto perché dissento da lui e da ciò che ha fatto, distruggendo nel giro di mezzo minuto ciò che in sette anni ho faticosamente costruito dopo il mio fallimento imprenditoriale (e senza neppure arrivare a tanto); temo che quel qualcuno possa decidere di “educarmi al rispetto”, pur non avendolo io insultato e neppure citato, facendo a pezzi in nemmeno mezza giornata la fragile stima di cui godo, al contrario di lui, che appunto ha mille milioni di fan al seguito.

ora è ovvio che sto esagerando, è il grottesco della vicenda che mi affascina e mi repelle, quindi non importa sapere di chi parlo, né a quale vicenda io mi riferisca, se al licenziamento di un orchestrale a seguito di un insulto irripetibile, quindi da punire sicuramente, o di un operaio edile o di un insegnante. parlo dei social in generale, e del peso che iniziano ad avere nella vita di ognuno di noi, e del fatto che, come scrissi sul post in difesa di Tiziana Cantone, non credo nella vendetta né nel perdono, come il Maestro Borges, e non credo neppure nella giustizia fai da te, soprattutto se perpetrata da chi è più forte di me. perché l’etica è una soltanto, e se la violenza mi è insopportabile sulla vittima, mi è insopportabile anche sul colpevole. non ho due bilance diverse. son troppo povera.

pensate che incubo, immaginate per un attimo soltanto se ogni VIP della terra, giornalista o “influencer”decidesse di occuparsi dell’educazione di ognuno di noi, o di ciò che votiamo: perché per molti anche un “NO” al Referendum può essere disdicevole, roba da trogloditi e ignoranti. immaginiamo se dovessimo affidare l’applicazione della legge non più alla Giustizia (lenta ma inesorabile) ma chi ha più potere, a chi ha più seguito, che sia il Papa o Fedez non ha importanza, e che ognuno di loro potesse decidere di fare giustizia come più gli garba, purché puniscano pubblicamente il malfattore di turno, senza che il proprio giudizio sia vagliato da una giuria o deciso unitamente ad altri.

non so, immaginate, e poi ditemi se vi sembra salutare, o civile.