ancelle all’Europarlamento

non è colpa della deputata Irene Tinagli se per secoli la richiesta di vedere realizzati i diritti delle donne è stata considerata una ROTTURA DI SCATOLE dagli uomini al Governo. ma anche dai papà, dai fratelli dai mariti.
certo a me fa molta molta impressione che una eurodeputata giovane e laureata parli in questi termini delle istanze femminili, così come ho potuto sentire ieri 6 maggio 2020  durante la puntata di Otto e Mezzo. io son saltata dal divano ma anche la Gruber non gliel’ha lasciata passare: non è una “rottura di scatole” la richiesta della realizzazione di un diritto.

ecco perché chiudono le Case delle Donne, forse, i centri antiviolenza, immagino, perché l’aborto non è più un diritto. se ROMPERE LE SCATOLE è l’unico termine che viene in mente alla eurodeputata per parlare in TV di una richiesta lecita, ossia l’affidamento di ruoli decisionali e di spicco nei Comitati antivirus, allora siamo messe veramente male. allora ci meritiamo Arcuri che fa battute con la giornalista soltanto perché donna.

immagino le ancelle al Parlamento che in punta di piedi, e se proprio non disturbano, bussano con leggeri  tocchi alla porta del mega maschio e chiedono permesso prima di entrare; chinano il capo per domandare; baciano l’anello per ringraziare.

qui il mio quarto romanzo

qui il mio sito

donne terrificanti

ogni tanto le amiche m’inviano link a profili di donne terrificanti.

lo fanno certamente per il mio bene, per minare la mia antica e illusoria fiducia in una sorellanza senza se e senza ma, affinché mi renda conto di quanto siamo ancora pronte  farci le scarpe l’un l’altra e nonostante gli abiti da femministe, le frasi antisessite, le condanne alle sovrastrutture.

ma non c’è bisogno che le amiche si diano da fare per me, ce n’è di donne sensibilmente insensibili, come l’impiegata delle Poste che mentre l’altro giorno annullava miei vecchi bancomat e rimetteva ordine sul mio profilo utente, mi raccontava quanto odiasse il suo lavoro e volesse lasciarlo, cercando di convincermi che, in definitiva, io non sono una disoccupata, ma una casalinga che si occupa di editoria.

qui Pioggia Dorata

qui Conversazioni Sentimentali in Metropolitana

l’autonomia del culo

questa sì che è una donna di successo: moderna e vincente, un tempo  twitstar fu  citata su un articolo di Repubblica che oggi, a anni di distanza, tiene custodito nel portagioie.

soggiorna su twitter dal 2010 (circa) e oggi vanta dai ventimila ai trentamila follower. che poi, certo, arriva la Ferragni di turno e la spettina con un rutto, ma lei si sente fica lo stesso e lo dichiara a gran voce.

bella senza ostentazione (dice lei): trucco leggero, casual, pochi e miratissimi exploit di sensualità che lasciano tutti a bocca aperta (dice lei). semplicità e spontaneità sono la sua cifra (dice lei) ma nulla è lasciato al caso, neppure la bocca rifatta. tutto è studiato nei particolari per lo shooting del giorno: selfie in ascensore, selfie in auto, selfie con bimba, selfie dal parrucchiere, selfie in palestra, selfie con l’amica, selfie col gatto e poi si ricomincia.  ha sempre qualcosa di eccezionale per la narrazione quotidiana da propinare ai suoi fan. poi, la vai a incontrare, e scopri che vivacchia con la mamma anziana, nella provincia sperduta del Salento (Molise, Abruzzo fate voi), nel paesello dove c’è solo bar e piazza.

è misogina, ma si finge femminista perché va di moda. ama prendersi gioco di tutte, però urla al femminicidio come fosse solidale. le donne “rosicano sempre”, gli uomini MAI, scrive.

mamma, orgogliosa di esserlo tanto da insultare qualunque donna non abbia figli, raccoglie cuori propinando la propria divertentissima Odissea quotidiana da Peppa Pig . è probabile che tra l’accompagno scuola e a danza dei marmocchi vada in giro a far pompini, come testimoniano certi tweet digitati a metà pomeriggio, il che andrebbe benissimo, non ci tenesse a farci sapere di essere la migliore anche in quello.

probabile guidi un Suv per quanto è aggressiva, caratteristica di cui chissà perché si vanta: acida, sociopatica, maniaca, misantropa, stronza.  le offese personali sono il suo forte, ma si finge caritatevole per ottenere RT sui migranti.

il suo umore social è sempre ironico: perché guai a trattar seriamente i nostri problemi. tra stronze ci vuole una battuta acida al mattino.  è sboccata e volgare; scrive banalità senza pari.

spera di trovarsi presto al centro di una ShitStorming così da lanciare il suo romanzo.

fatti, nomi, somiglianze, sono puramente casuali.

qui Pioggia Dorata

qui l’ultimo uscito per Castelvecchi editore.

 

anche la coerenza funziona da filler

Elenuccia bella, dice mamma, per ora puoi stare tranquilla, il primo appesantimento laterale e submentale (nel senso di sottomento e non di facoltà intellettive) arriverà dopo i 50 ma anche oltre, per ora non ti preoccupare proprio, te la ricordi nonna, no?

be’, sì, nonna Elena era uno splendore, non dichiarava l’età, aveva gli zigomi alti come Jennifer Jones, mai fumato e mai bevuto in vita sua. mai lavorato.

comunque, ecco, di là dei rimedi per ottenere l’eterna giovinezza, che sono tanti e non costosi né invasivi, ma necessitano di tanta buona volontà: alimentazione, movimento quotidiano, sesso, sonno, soldi e ginnastica facciale, vorrei far notare alle selfiste professioniste che ci tengono a raccontarci, e soprattutto mostrarci senza ombra di fotoritocco, quanto a 40 anni si sia fichissime, che a 40 è niente, a 40 siete bimbe relativamente ai tempi di oggi.

aspettate il prolasso uterino post 50 prima di darci lezioni di ficaggine.

che poi, manco a dirlo, queste son le stesse che bacchettano le colleghe sorprese a misurare il giro vita di star e parlamentari, tirando fuori i canini e tutto il loro odio per il genere cui appartengono. so che anche la coerenza fa da filler.

qui Pioggia Dorata, da legger con entrambe le mani (GiaZira Scritture)

qui Conversazioni Sentimentali in Metropolitana (Castelvecchi Editore)

selfie d’agosto

ieri ho scrollato la Time line di twitter. il profilo domenicale di una donna  in bikini leopardato davanti allo specchio, esibizione di granitica solitudine, di amaro abbandono di ogni specificità intellettuale a favore della sborra, mi ha fatto pensare.

è possibile non  si riesca a rinunciare alla funzione sociale imposta che ci vede come strumento di piacere? è giusto vivere l’esistenza con la sensazione di essere utili soltanto a quello? o crediamo che la donna in bikini davanti allo specchio stesse ripassando la Critica della ragion pura?

non credo che la libertà stia nel mostrare al mondo le proprie beltà in protesi  (culo, naso, labbra), quanto nel provare a noi stesse di poter fare a meno degli inutili occhi social, di poter stare a braccetto con la solitudine, di non dovere dimostrare un cazzo alla vita, che in definitiva è un dono e non un invito alla guerra. vecchiaia compresa, quando, da gran figa quale sei stata e sei, puoi finalmente deporre il bikini leopardato.

qui Pioggia Dorata (tanto per rinfrescare le idee)

qui l’ultimo mio romanzo Castelvecchi