CIA letteraria e altre amenità

Marité ride così forte che le mie gatte miagolano, assieme alle sue, pensando a una festa.
quando ride, la mia amica Maria Teresa chiama a sé le stelle della chioma di Berenice perché volteggino attorno al suo attico ai Navigli, per fare calore in inverno, fuochi d’artificio in estate e porporina a Natale.

«… e allora, quel mattino, il Man aveva preso il tagliaerba e si era messo finalmente a fare il suo mestiere. io per sicurezza gli reggevo il filo e lui andava veloce come un razzo, finché abbiamo sentito tossire la macchina e il motore fermarsi.
lui: “è un tagliaerba economico, ho paura che prendendo un sasso si sia rotto”.
io, guardandolo con occhi sottili, crudele, mentre chino sulla macchia infernale provava a ripararne il motore: “la mia felicità è durata meno di un’ora… “».

sì, ne abbiamo riso per settimane. questa è una di quelle stronzità femminili che in fondo in fondo ci rendono adorabili, così sopra le righe, così sfacciatamente crudeli da fare tenerezza».
Marité ride ancora e poi inizia ad ansimare.
«Marité tutto bene?».
«sì… cara… sono al primo chilometro della mia maratona mattutina. e tu? come stai amica mia?, ti sento affranta… ennesimo rifiuto?».

rido sebbene pianga da ieri. mi domando se esiste sul serio una CIA letteraria al fianco degli editor che vanno a caccia di romanzi leggeri e noir poco plausibili, di trilogie vacue dove le protagoniste pendono qualcuno per il “bavero della camicia”, di scrittori che vanno soltanto per luoghi comuni, quelli frequentati anche dagli editori, evidentemente.
rido ma avrei voglia di prendere qualcuno a pugni in faccia, perché maisia, maisia maisia romanzi epistolari, a meno che si tratti di un’amica, di un nome qualunque purché abbia una marea di follower. perché le loro regole del cazzo ogni tanto vanno a puttane!

con rispetto per Maria Teresa, che, ansimando:
«forse un uso massiccio di condizionali e congiuntivi… aggettivazione scarsa, una scrittura troppo moderna e trame originali possono far muovere la CIA letteraria… sì… », prova a consolarmi Marité.
e lei ne sa qualcosa di certe mancanze di merito, perché con tre lauree fa marchette per fare la spesa mentre c’è chi, fottendosene dell’etica, ha doppi incarichi e doppi stipendi.

così Marité fa chiasso fuori perché io non senta il chiasso di dentro, mette su un CD dei Led Zeppelin e mi domanda: «tu saresti disposta a venderti?».

«a vendere il mio corpo sì, anche oggi.
le mie idee, mai, e neppure i miei condizionali».

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