amo Roma, la conosco bene. ho vissuto 25 anni a Monti, Rione numero 1, la Suburra, tra via Panisperna e via Leonina passando per via degli Ibernesi e via dei Serpenti. ne ho scritto anche, anzi, sembra che i miei personaggi si spostino raramente da qui, troppo impegnati a viverla e amarla questa che è la più bella città del mondo. ma ammetto che la due giorni da single appena trascorsa tra via dei Coronari e Castel Sant’Angelo, il cuore della città eterna, mi ha profondamente nauseata. proprio come un uomo che tu ami nonostante tutto e che te ne ha fatta una di troppo. non fosse stato per l’ospitalità amorevole della mia amica, sarei tornata sul lago in piena notte e a piedi.
a Roma c’è Paura: paura dei ganzi che ti si mettono alle spalle mentre sei al bancomat o esci da un negozio con il portafogli in mano, o paghi un caffè al bar. eppure ho girato un bel po’. tra oriente e occidente non dico Calcutta, ma Tokyo e Los Angeles e San Francisco non mi hanno fatto lo stesso effetto nemmeno di notte, e i senzatetto sono anche lì, anzi di più.
c’è Paccottiglia. la paccottiglia prodotta da decine di ambulanti sicuramente senza licenza che creano ingorghi sulle vie limitrofe a Campo dé Fiori, via dé Giubbonari, Largo Arenula. gente che non ha dovuto aspettare un anno per la licenza, non come l’amica che mi ospita, e che vaffanculo ha dovuto spendere più quattrini in corsi di adeguamento che in ristrutturazione. eppure gli ambulanti c’erano anche dieci anni fa, vendevano roba fatta a mano, piccole delizie, non l’orrido Made in China e le mutande “homo”, i quadretti di merda del Colosseo fatti con gli spray su modelli precostruiti. hanno fatto fuori pure i madonnari.
c’è Puzza. l’odore acre di chi non conosce la funzione rigeneratrice dell’acqua corrente, fetore di sigarette fumate e spente a milioni sui marciapiedi e nonostante la promessa che, fatta la legge, ci si sarebbe occupati della sua stramaledetta attuazione; c’è puzza di birra e vino, che soprattutto i turisti, come mandrie di bufali tonti, abbandonano ovunque: sulle panchine davanti ai Fori, sui gradini della Chiesa Nuova, sui parapetti dei ponti; c’è puzza di pipì, che di notte l’uomo abbandona assieme ai cani nei luoghi più segreti e suggestivi della capitale; pattumiere strabordanti, furgoncini dell’AMA che in pieno giorno fanno la raccolta; camionette militari con il motore acceso, auto blu in seconda fila.
pochi vigili. poca bellezza. mostre chiuse.
e la mia mia amica ha aggiunto una quarta “P”, quella della Povertà, che vedi nelle vetrine buie dei negozi dai cartelli “vendesi”.
qui il mio ultimo libro
E’ la solita storia di degrado voluto e pilotato. Storie già viste. Si prende un quartiere e lo si abbandona al degrado. Il valore dei beni immobili cala vertiginosamente, la gente per bene di fatto è costretta ad andar via sostituita da gente che vive di espedienti. Quando il travaso è compiuto chi ha i capitali interviene massicciamente comprando a poco, ristruttura e rivende realizzando guadagni. Il sindaco di turno che sarà stato scelto farò la bella figura con il mondo e dirà: visto com’era?L’abbiamo ripulita, ora è un gioiello! Nel frattempo nessuno farà nulla, chi si mette contro questo potere fa una brutta fine o al massimo viene comprato pure lui per girarsi dall’altra parte e far finta di sbraitare.Amen.
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“Giustamente” la capitale di una nazione ne è specchio e rappresentanza
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