ossessioni

quando scrivi, parlo di “scrittura dura” per dirla alla Simenon, giri sempre attorno agli stessi argomenti, episodi, periodi dell’esistenza, persone incontrate per caso in un caffè e mai più viste o che hanno contribuito a farti “essere”, a prendere una via piuttosto che un’altra. per Romain Gary (a prescindere dallo pseudonimo usato, anche perché nella produzione di Ajar, a mio avviso, c’è un solo romanzo godibile), troviamo almeno due Madame Rose, due guerre, due Resistenze, due donne amate, bionde, introverse, coraggiose. troviamo termini portati alla consunzione, verbi, metafore.
ogni scrittore (parlo di uomini e donne dal cuore infranto) ha ossessioni che riproduce meccanicamente, fino a renderle perfette, e, forse, dimenticarsene. ciò che amo di uno scrittore sono le sue ossessioni.

qui il mio sito

qui Io e il Minotauro, in libreria tra pochi giorni

il bello di essere ininfluenti

ne scrissi già un paio di anni fa e da allora nulla è cambiato nella mia condizione di scrittrice isolata. a questo punto confermo: essere ininfluenti oggi è un privilegio. se poi possiedi la consapevolezza che viceversa non cambi un cazzo, allora è roba da squirting.

contatti importanti interessati alla mia voce, compresa di subordinate e incise, ne ho a drappelli. ogni giorno se ne aggiunge qualcuno di semi Strega, Campielli, Viareggini, Teseini, incuriositi dalla mia capacità di parlare di politica e sesso estremo nella stessa pagina. anche editori e agenti, taluni, tra l’altro, invischiati nella spiacevole vicenda appena occorsa allo scrittore L.R.C. (subito “dolorosamente” scaricato dall’ambitissima Agenzia Letteraria U.S per aver offeso -in modo feroce e gratuito è vero- la scrittrice A.S.).
ma il passaggio dall’interesse personale al contratto, dalla simpatica telefonata e dai like a una proposta, nonostante mi avessero contattata loro, non c’è mai stato. e di questo li ringrazio.

lo stesso mi successe a 20 anni, uscita dalla Silvio d’Amico, quando facevo teatro d’avanguardia per 4.000 lire a sera e per campare lavoravo per i numeri erotici, e mi chiamò l’Agenzia Diberti, ma no una segretaria, no, proprio lei, la grande Marina. da non credere: mi aveva vista in una replica e pensava fossi il volto giusto per la grossa seria TV, proprio quella, su Rai 1 prima serata, La Piovra.
solo, avrei dovuto cambiare qualcosina. smettere il nero lutto che mi stava d’incanto, truccarmi poco e niente, avere una faccia pulita, non dire parolacce.

ma io non “faccio”, io “sono”. e sono attrice e scrittrice perché voglio vibrare, non fingere di farlo. perché l’arte è stata per me la rinuncia a tutto: figli, quattrini. per me fare questo rischioso mestiere significa inseguire un sogno, una visione, non studiare a tavolino una storia di successo e la maniera per promuoverla. che cazzo me ne frega delle visioni imposte da altri.
ammiro, adoro, anzi invidio questi che si leggono tra loro e s’insultano come se dalla fine dell’altro dipendesse il proprio successo, ma io ne voglio stare fuori, non voglio essere invidiata, studiata, attesa al varco, alla prima cazzata.

sto bene dalla parte degli outsider, non essere chiamata in causa, menzionata dalla scrittrice famosa, non dovermela fare addosso per quel cazzo di like messo sovrappensiero al post in questione. non dovermi giustificare.

il mio erotismo in salsa sociopolitica è qui. da leggere con due o una sola mano, dipende se vi eccita il rialzo dello spread.

qui un romanzo sex free sulla violenza domestica.

#ConversazioniSentimentali

Conversazioni Sentimentali in Metropolitana

44 min · 

“Bibolotti si conferma, in questa storia di violenza fisica e mentale esercitata dai maschi sulle femmine, scrittrice che sa parlare di sesso e sa svelarne i meccanismi come poche e pochi.
Una suggestione, infine: Lara, immersa in una Roma tardo-pasoliniana di sfruttatori e violenti, ricorda la fragile protagonista di mezza età dell’ultimo torbido romanzo di Goffredo Parise, L’odore del sangue, succube anch’essa, ma di un giovane maschio fascista e dominatore. C’è qualcosa di quel postumo Parise – incompiuto, recepito male, rimosso, ripreso al cinema da Mario Martone – in questa storia romana criminale”. Antonio Russo de Vivo su Crapula Club #ConversazioniSentimentaliInMetropolitana (non so se il romanzo sia ancora in giro, ma la soddisfazione è enorme).

ah, qui è la recensione completa.

qui per acquistarlo subito. prima che il volume sparisca per sempre.

storie vere

e insomma sì, mi telefona Pietro disperato e urla: «Non posso più battere i tasti, Elena, cazzo, ho perso tutte le falangi, giuro, mi son cadute così, d’un tratto, mentre ero alla scrivania, su FB, incapace di decidere cosa digitare sull’ultimo romanzo di… di… di non ricordo più chi, ma insomma di quello straordinario, indimenticabile, unico, inimitabile, che tutti leggono,  morto, pubblicato da TappoTappo Editore che infatti grazie a lui, che culo, lo sai, non accetta più manoscritti, e insomma, sai, vai, dai, mai… ».

e poi la tizia che ne legge sei al mese e se ne vanta tutto il giorno sui gruppi di lettura fottendosene del marito. così le scrivo: «Ma che cosa diavolo leggi se te ne fai sei al mese?, che cosa ti resta alla fine? non sono mica uomini, che poi anche agli uomini un tantino di attenzione la devi pur dare, perché sennò, insomma, te li dimentichi, sia gli uomini sia i romanzi, o li confondi un con l’altro, perché a ben guardare parlano tutti della stessa cosa, all’incirca, e lo stile è quello dell’editor che li ha curati, perfino il loro aspetto segue la moda del momento».

e poi c’è quella che va in libreria per farsi fotografare accanto al libro, all’autore, al cugino dell’autore, allo zio di secondo grado dell’autore, all’amante del fratello del cugino dell’autore, e tagga, e tagga, e poi te la trovi anche in Fiera: Torino, Milano, Roma, una specie di majorette della CULtura, che infine riesce anche a pubblicare, che poi si però si suicida per il mancato successo, sebbene scrivesse per se stessa, così almeno dichiarava sulle sue decine di biografie, non per fare il “botto editoriale”, come dice invece la mia fruttarola, che  è più sincera e che di marketing editoriale se ne intende, e perciò sborsa circa tremila euro all’agente, per non pagare l’editore e pubblicare uno splendido noir sulle banane.

e a certe storie non ci avrei mai creduto, non fosse stato per Osvaldo, morto per indigestione, dopo aver ingurgitato una trilogia in ventiquattro ore.

qui Conversazioni Sentimentali In Metropolitana (Castelvecchi Editore)

Proibito ’50

quando pubblichi un romanzo guadagni niente e accumuli veleno, a meno di vendere tantissimo, essere tradotta, cedere i diritti per il film, avere vent’anni e come minimo un amante Senatore; o essere maschio, belloccio, cinquantenne, barbuto, prof di italiano e stimatissimo dalla addette ai lavori che si dicono femministe ma, tra uno scrittore e una scrittrice, di solito non hanno dubbi. e non ci sono più nemmeno le recensioni di una volta a darti soddisfazione: anche i grossi autori si rivolgono ai blog letterari e quindi i blogger recensiscono a passo di carica “i nomi” tralasciando gli autori di nicchia (seppure stimati amici).

per esperienza personale e per sentito dire da tanti colleghi, la cosa funziona per lo più così: cerchi come una disperata un editor agente, (magari lo hai letto anni prima, ti ha fatto cagare, ma devi fingere ti piaccia un casino come scrittore e leccargli il culo), lo paghi profumatamente e forse, dico FORSE, ti aiuterà a trovare un grosso editore, e ti convincerà a firmare un contratto di merda che prevede tu veda qualche quattrino a babbo morto. oppure cerchi un’Agenzia, la paghi profumatamente, forse ti faranno firmare anche loro un contratto di merda e pure con un piccolo editore. oppure frequenti la scuola famosa legata alla famosa casa editrice, ti faranno pubblicare un romanzo, UNO, ti sembrerà di toccare il cielo con un dito e poi ti butteranno al cesso. nella maggior parte dei casi, a meno delle condizioni di cui al primo paragrafo, dovrai pagare e fingere di essere felice. 

ma io lavoro per guadagnare. facevo l’attrice per guadagnare e guadagnavo.

mi stanno arrivando proposte inaspettate da piccoli e attenti editori disposti ADDIRITTURA a rimborsarmi gli spostamenti per le presentazioni (non tutto è merda, dunque). sto valutando le proposte per i romanzi già scritti, ma prima, giacché ho qualche lettore fidato, farò l’esperimento dell’autopubblicazione con storie “erotiche alla me”, non di genere, chiaramente.
stavolta vi porterò a Roma negli anni ’50. eliminate le zavorre: ex mariti, ex fidanzati, padri ingombranti, Master e Slave, sono libera di divertirmi, di studiare, entrare nelle vite di personaggi del tutto nuovi che non usino cellulari, computer, Youporn.

erotico sì. perché anche questo puritanesimo editoriale anti sborra puzza di America e sedia elettrica. e poi io non ho padroni, non ho figli, non ho nulla da perdere e adoro le sfide.

qui il mio ultimo romanzo Castelvecchi Editore