tutti Lillie P. Bliss

quando suggeriscono all’amico/a di fare una mostra, un albo, un libro delle sue foto pazzesche, mi piacerebbe tanto chiedere quante mostre di fotografia hanno visitato in vita loro, presso quale università di Belle Arti si sono laureati. non basta più dire: che bella foto!, no, tutti Lillie P. Bliss, tutti critici ed esperti, collezionisti, Talent scout infallibili, nonostante ignorino praticamente tutto della fotografia.

la stessa enfasi da talent scout gli prende con la letteratura. è sufficiente loro leggere su FB una metafora banale, un pensiero appena più profondo dell’amico Lello, per sentirsi in obbligo di suggerirgli la stesura del romanzo del secolo, la guida imprescindibile che ci trarrà fuori dalla crisi ambientale e morale e politica. salvo poi leggerlo, mi pare ovvio, nel caso in cui l’amico Lello approdi con fatica a una pubblicazione a pagamento.

straordinari giudici di commissione dei melismi terra terra di talenti televisivi, si mettono al servizio della sperimentazione artistica del nuovo millennio con certe polemiche da far inorridire Massimo Mila. non conoscono la differenza tra maggiore e minore, eppure pretendono di fare la differenza. non sono mai stati a un concerto live e parlano di acustica e di audio. da leggere, a questo proposito, il libro autobiografico di un pilastro del Jazz nostrano, Marcello Rosa, che racconta le espressioni ridicole dei sedicenti esperti di Jazz dopo aver ascoltato un assolo.

poi mi capita di vedere Specchio Segreto, la Candid Camera di Nanni Loy del ’64. e mi domando come, da certi padri e nonni sobri, consapevoli, umili, siano potuti nascere tanti arroganti. 

qui il mio ultimo romanzo

qui il mio sito

 

sexting

un nuovo lettore mi domanda se abbia mai scritto di sexting, ossia l’invio di testi e immagini hot. ricordo il 2009, i primi anni su FB e Twitter, la novità assoluta di poter creare un profilo, di trovarsi, ritrovarsi e comunicare. fu grazie a FB che scrissi e pubblicai per una piccola casa editrice milanese Justine 2.0, romanzo per il quale mi fu anche riconosciuto un buon anticipo (ah, che tempi).

avevo appena divorziato, dentro di me non c’era un pieno di macerie nel vuoto che il suo “io” aveva lasciato. così, fotografarmi fu l’unico modo per ritrovarmi. passavo ore nel piccolo appartamento di via Merulana, l’unica casa abbia mai abitato da sola, a cercarmi negli specchi per ricostruirmi. mi ero dimenticata, avevo abbandonato tutto per lui, anche gli amici, gli amanti.

perciò era importante mostrarmi, essere e divenire qualcosa nelle opinioni altrui. quando pubblicai Justine 2.0, però, dovetti di nuovo negarmi, sostenendo in pubblico che quella non fossi io ma un personaggio altro. ma non importava. su carta avevo raccontato e ricordato, e mi bastò. misi via la macchina fotografica, peraltro rubata all’amante del mio ex come atto simbolico.

uomini e donne iniziarono a scrivermi. la mia seduzione passava attraverso le parole, la loro si manifestava attraverso immagini esplicite. ma come Lila, la bella polacca de “Gli aquiloni” di Romain Gary (Neri Pozza) anche io odio tutto quello che è definitivo. dal taglio dei capelli allo stile narrativo. e sarò sbagliata, ma il sexting mi venne a noia quasi subito. non puoi giudicare un uomo dal cazzo. forse, da un bacio.

qui il mio sito: biografia, racconti, interviste e storie

dal 10 febbraio in libreria il mio quarto romanzo Io e il Minotauro (GiaZira Scritture)

sovrastrutture nonnesche

avrò avuto dodici anni. ero a  Matera con amici e parenti per un debutto teatrale. Paolo (pace all’anima sua), armatore quarantenne e amico un po’ amante di una mia zia, non faceva che tenermi sulle ginocchia e spupazzarmi. mentre il sole si esibiva sui Sassi in un tramonto da lacrime, Paolo mi disse che avrei potuto interpretare la vergine Cécile di de Laclos tanto ero bella. io non sapevo chi fosse de Laclos ma arrossii comunque: ricorda che il  fascino è un dono, è un’arma mille volte più potente della bellezza, usalo con parsimonia, nascondilo agli invidiosi, negalo agli egoisti, regalalo a chi lo può apprezzare, vendilo a chi lo può pagare. così ho sempre fatto, e a parte la parentesi di un matrimonio di convenienza, da parte sua, la ricca ero io, ho avuto soltanto esperienza positive, amanti degni di questo nome.

quindi vi domando: perché crearvi giustificazioni? e per giustificazioni intendo le didascalie nelle quali chiedete venia per aver azzardato tanto. ora, vi selfate mezze nude e vi esponete al giudizio di milioni di sconosciuti perché vi piacete e volete piacere. non dovete giustificarvi. mostrarsi è un atto di generosità. se leggeste ogni tanto qualche biografia di seduttrici, imparereste che non c’è nulla di più ridicolo di chi si toglie gli abiti giustificandosi. un po’ come chi scrive storie erotiche e si trova in imbarazzo a usare i termini propri dell’eros. ce la potete fare. nel frattempo, se volete fare le disinibite, toglietevi di dosso le sovrastrutture cattoliche e nonnesche e siate coerenti. oppure non fotografatevi senza veli.

qui Pioggia Dorata

qui il mio ultimo romanzo Castelvecchi

 

colpevoli di critica

ce n’è tanti di autori celebri (e non) che vanno di bacheca in bacheca alla ricerca di colpevoli di critica minacciandoli di querela. per lo più sono gli stessi che sguinzagliano amici e parenti in libreria perché controllino il posizionamento del loro ultimo romanzo, roba di cui personalmente mi vergognerei come una ladra, sempre che i ladri, oggi, si vergognino almeno un po’.

certo, sì, è verissimo, sebbene scrivano romanzi commerciali la maggior parte delle volte i leoni da tastiera esagerano, sono volgari, ingiustamente offensivi. però, spesso e volentieri la prosa di certuni offende un po’ tutti. il successo immeritato infastidisce l’autore che non ha mezzi per pagare editor, corso,  scuola, la cazzo di agenzia che vuole i suoi cazzo di 300 euro sebbene lo conosca da 10 anni, quella che gli sòla i quattrini per dargli in cambio una scheda striminzita, quella che poteva dirgli subito: i racconti non vendono, e invece te lo dice dopo averti tenuto sulla graticola per un mese (quando tutto va bene).

quando mi domandano come mai non ci sono più critici letterari in grado di non sfoderare la lingua a ogni novità da vetrina, rispondo che è per la stessa ragione per la quale negli ospedali mancano anestesisti: per fare certi mestieri è bene avere un ottimo Studio Legale alle spalle. considerando quanti autori sono pronti a farti il culo.

qui il mio ultimo romanzo Castelvecchi

qui i miei racconti erotici

 

 

netiquette

in queste settimane ho trovato numerosi articoli inutili sulla buona educazione social, ossia l’ignorata Netiquette (etichetta della Rete). pensare che se ne sente un gran bisogno, soprattuto se neppure il copyright sembra fermare i copiatori seriali di idee altrui. sì, mi rendo conto che ricevere like sia più importante che rispettare la paternità di un’opera e che dare lustro all’imbecille che l’ha scritta non conviene, ma ogni tanto, usare le virgolette e scrivere il nome del coglione cui avete rubato la frase, anziché l’antipaticissima cit farebbe sì che veniste considerati meno cafoni, frustrati, invidiosi, ladri. vi do qualche buon consiglio per non essere bannati dagli intransigenti come me: meglio perdere un lettore e acquisire un nemico in nome della buona educazione.

  1. quando domandate l’amicizia, spiegatene la ragione. non è necessario se si hanno mille milioni di contatti in comune, ma in caso contrario sarebbe come pretendere di entrare in casa di qualcuno senza conoscerlo.
  2. non scrivete mai MAIUSCOLO. è maleducato come urlare.
  3. salutate e ringraziate dopo che l’amicizia vi è stata concessa. cosa fate? vi piazzate sul divano di uno sconosciuto senza neppure dire “grazie dell’invito?”.
  4. per il like alla pagina del vostro ultimo romanzo aspettate pure qualche giorno, non precipitatevi con opportunistiche email pubblicitarie dopo 3 secondi netti che avete avuto l’add: non scappa è lì.
  5. se il nuovo contatto è uno scrittore come voi, o meglio se voi siete uno scrittore come lui, o vorreste esserlo dal momento che non avete ancora pubblicato, non chiedetegli la cortesia di leggere qualcosa di vostro: non è un editor, non è un talent scout, è uno dei tanti che cerca di guadagnare con ciò che fa. e qualunque cortesia abbiate da elemosinare, fate lo sforzo di conoscere l’interlocutore leggendo almeno una sua opera. lo stesso vale per musicisti, pittori, ministri.
  6. se il vostro nuovo amico pare ben tollerare  le altre etnie al contrario di voi che avete votato Lega, consiglierei evitaste battutacce sotto ogni post: toglierlo dagli amici non sarebbe più conveniente?
  7. se non siete mai intervenuti sotto i post del tizio e nemmeno lo avete salutato, credo sia inopportuno fargli la lezioncina come fosse un vecchio amico.
  8. quando vi rode perché quel contatto non ha risposto positivamente a un vostro tentativo di seduzione, evitate di fare dell’ironia sotto ogni suo post.
  9. dopo che gli/ le avete domandato scusa per una polemica inutile che gli/le ha fatto perdere 2 ore di tempo e fatto alzare la pressione, ignorarlo/a continua a essere da idioti come spaccare il capello in 4.
  10. e vale sempre una regola sola: quando sei in casa da solo comportati come se avessi ospiti, se hai ospiti comportati come stessi da solo. la buona educazione non pesa, è naturale come respirare. se ti saluto una volta, non serve che mi ri-risaluti, così che io ti debba ri-ri-risalutare e così via.

 

qui il mio ultimo romanzo edito da Castelvecchi. una storia di ricatti, sesso e amore vissuta tra le fermate della Metropolitana di Roma.