scrittori violenti

a me questa storia mi ha veramente colpita, intristita e abbattuta. è un chiaro segno della deriva di un ego ipertrofico non più ridimensionabile: http://www.finzionimagazine.it/news/attualita-news/scrittore-inglese-va-in-scozia-per-aggredire-lautrice-di-una-recensione/.

lo scrittore autopubblicato che va in Scozia all’inseguimento della sua giovane detrattrice per darle una bottigliata in testa, mi fa venire voglia di chiudere tutto, quantomeno di non pubblicare più, di aspettare che succeda qualcosa, anche l’arrivo di un asteroide. perché non importa più se pubblichi con una grande o una piccola casa editrice, anzi, il defollow e l’odio gratuito son garantiti soprattutto quando hai un successo microscopico.

la pretesa di piacere a tutti e abbattere il “nemico” è quanto di più antitetico all’indole dell’artista. l’artista è generoso, anche ingenuo, e pretende la perfezione. la pretesa di piacere a tutti è da dopolavoristi presuntuosi nutriti dalla televisione. la scrittura non porta necessariamente al successo, anzi, questa è una balla di Berlusconi. non tutti sono Saviano, non tutti fenomeni da vetrina, mettetevelo in testa.  anche se talentuosi, anche se geniali, non tutti finiscono in una buona agenzia. le agenzie letterarie son capeggiate da persone cattive che trattano male tutti e si fanno pagare anche 800 euro per valutarvi, e forse per promuovervi. forse. se siete ben collocabili.

(e io non amo essere collocabile visto che non sono un oggetto).

il più delle volte i mestieri dell’arte sono collezioni di frustrazioni: l’amico che non ti scrive le note di copertina, il giornalista importante che ti toccava le tette che si dà per non recensirti, gli amici che fanno finta di non vedere i tuoi post, alcuni improvvisano un viaggio attorno al mondo pur di non impegnarsi a leggere il tuo cazzo di romanzo.

leggete, piuttosto, quanti sono quelli che si son tolti la vita https://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Scrittori_suicidi, leggete “I migliori anni della nostra vita”, non di Carlo Conti ma di Ernesto Ferrero, fatevi una cultura, mettete pietre di paragone che non siano scrittori famosi ma scrittori veri. mettetevi il cuore in pace e scrivete per crescere, per guarire, per essere felici di ciò riuscirete a fare. per migliorarvi porca puttana! io faccio così. forse è l’unico modo per far qualcosa di buono se si ama veramente la scrittura, visti i tempi lunghissimi, visto quanto si vende anche quando si vende bene.

credo che il segno sia stato superato da un po’, e credo anche che quanto scrive il blogger, vivamente contestato da giovani “scrittori”, sia vero. finiamola di essere buoni con tutti. basta con la piaggeria da social. per salvare l’editoria dobbiamo cominciare a contestare vivamente chi pubblica ciò che probabilmente doveva restare nel cassetto, o quantomeno convincerli che non è vero che tutte le vite vanno raccontate, è solo che anche la miseria diventa nobile, se a raccontarla è un poeta.

è vero, chiunque scriva un romanzo è convinto di aver scritto un capolavoro, scrivere da capo a piedi un romanzo anche brutto è una grande fatica, ma niente di più.

5 pensieri su “scrittori violenti

  1. Come già ampiamente detto, siccome lo scrivere è la grottesca ultima frontiera di un narcisismo misero, l’idea che sia un’arte migliorativa dell’individuo non li sfiora nemmeno per sbaglio. Quella che sarebbe l’attività più solitaria e introspettiva sulla faccia della terra è vista come carburante per l’antitesi di tutto questo: l’apparire e da lì, la deriva alla quale assistiamo.

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      • C’è un’epidemia di sconforto pazzesca nell’ambiente di scrittori che virtualmente frequento. Non sei la prima che sento dichiarare questo. Non è un discorso che si può affrontare con uno scambio di post… posso dirti che è un senso di stanchezza che provo anch’io, che tra festival e presentazioni, di addetti al settore e sedicenti autori ne conosco e frequento in buona quantità. Inutile girarci attorno: è un brutto ambiente. E’ una palestra di volontà. E di passione. Li vedi fin dove arriva il tuo amore per lo scrivere. Per quel che mi riguarda, “non mi avranno”. Continuerò a scrivere e pubblicare finché potrò farlo o finché me lo permetteranno.

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