è la buona cultura che fa giudizio

lo sapete che questo è il mio chiodo fisso, che son disoccupata e di questo mi occupo, che leggo da quando avevo quattro anni e che in assenza di libri ho i miei segni premonitori da cui tirar fuori un buon sottotesto.
comunque ieri sera riflettevo sul fatto che le case editrici si sgraverebbero di un peso enorme, facendo un servizio all’umanità intera, se decidessero per un anno, un solo anno badate bene, di assumere EDITOR esperti che leggano tutti i manoscritti arrivati e compilino schede di valutazione esemplari.

dare un giudizio alle migliaia di pseudo scrittori, tra i quali potrei esserci anch’io è sottinteso, significherebbe togliere di mezzo dubbi, dire in faccia ciò che si pensa vuol dire spazzare via illusioni, demolire aspettative, evitare perdite di tempo, significa ridare idraulici all’acqua, elettricisti alle prese elettriche, manovali alle imprese edili.

Se gli Agenti letterari fossero in grado di fare il proprio mestiere, lo insegnano loro stessi durante gli inutili corsi di Editoria che “basta leggere le prime due pagine, le due pagine in mezzo e le ultime”, potrebbero aiutare tutto il settore.
Così gli Editor, sempre più giovani e inesperti, potrebbero entrare in contatto con la delicatissima realtà della letteratura, che non è fatta soltanto di ciò che piace al pubblico, ma anche di ciò che è innovativo, basti pensare a Gadda che, fosse per i moderni metri di valutazione, sarebbe stato cestinato per direttissima.

dare giudizi significa essere competenti e responsabili.
ma temo che la nostra editoria ne sia leggermente sprovvista.

3 pensieri su “è la buona cultura che fa giudizio

  1. Non tocchi un nervo scoperto: tocchi una ferita squarciata, infetta e purulenta. Verminosa a tratti.
    Dire che scrivono cani e porci è una inesattezza. Tutti scrivono e non è questo il male; non ho conosciuto praticamente nessuno che non avesse il racconto, il romanzo, la poesia “nel cassetto” ma da questo piacevole esercizio si è passati a una nuova e impensabile frontiera del narcisismo. Tutti scrivono libri, Tutti pubblicano libri e l’editoria tende a fare pietà. Tutti scrivono ma nessuno legge. Quì casca l’asino e i livelli qualitativi scendono sotto i tacchi delle scarpe. Io che nel mio essere piccolo scribacchino pubblico circa un libro all’anno, man mano che rileggo i libri che ho scritto mi rendo conto dell’enorme voragine a livelo di editing che mi si apre sotto i piedi e meno male che lavoro di lima e bulino alla stesura finale che poi, tecnicamente ci pensa l’editor della CE…
    Ora mi sto avvalendo di un’editor professionista e solo dopo spedisco i file alla CE. Da loro che dovrebbero essere i primi a preoccuparsene non posso più fidarmi e perchè? Sempre lo stesso discorso: costi. ridurre i costi che importa se pubblico libri con refusi e banalità palesemente frutto di incompatibilità tra i vari software? Tanto la gente li legge lo stesso… quando li legge.

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  2. Beh… la prossima volta chiedimi un preventivo 😉 Editor bravi? Anche per quelli c’è bisogno di una buona raccomandazione. La maggior parte hanno fatto un Master post laurea. Ben poca cosa. Infatti questo post vuole essere una provocazione: senza cultura non può esserci un giudizio affidabile.

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